La Vergine: la Fata che cura e perfeziona.

La Vergine: la Fata che cura e perfeziona.

Vergine vuol dire puro, incontaminato, essere arrivati all’essenza delle cose, al punto in cui si è così puliti - avendo eliminato il superfluo e il dannoso, ma soprattutto l’inutile - che si può agire sulla materia, sanandola se malata. In fondo la malattia si manifesta quando il fisico biologico, perde l’equilibrio tra le parti utili e quelle inutili dentro di sé. Sia a livello psicologico che fisico. Se iniziate un processo di guarigione, la prima cosa da fare è togliere più che aggiungere, attraverso un analisi delle parti separate si può arrivare a capire l’origine del problema. È quello che accade in medicina ed è quello che si collega al pensiero razionale, sintetico analitico dell’archetipo Vergine. 
La figura protagonista delle favole: la Fatina buona, con la sua bacchetta magica sana il bambino malato, guarisce le ferite dell’anima e del corpo, opera una magia vista come positiva e che entra nel nostro immaginario di bambini cresciuti, che ricercano la Fatina buona nel medico o nell’infermiera che ci cura.

All’origine del mondo la mitologia romana ci parla di due miti: la Cura (il femminile - terra) e Urano (il maschile - cielo). Entrambe queste divinità porteranno alla nascita dell'uomo. La Dea Cura plasmerà l'uomo dalla terra e gli dei Olimpi parteciperanno a infondere la vita e a decidere che potere ognuno di loro avrebbe avuto sull'uomo. Urano invece agirà come iniziatore della discendenza divina a cui seguirà la creazione umana. 

La Cura è quindi un archetipo primordiale, la grande madre natura che ci accoglie e ci nutre, se viviamo in armonia con lei, ci dona nutrimento e erbe che possono alleviare i nostri disturbi fisici. La Cura però non è gratuita ma richiede dedizione, lavoro. La terra va coltivata, la natura va “addomesticata”, va conosciuta e studiata, analizzata e serve conoscenza per separare le erbe buone da quelle velenose. 

L’archetipo della Vergine corrisponde a quel ruolo, quello della Fata che sa cosa va fatto e non ci dà nulla senza una contropartita di impegno e sacrifico da parte nostra. Pensiamo alle fate delle fiabe, nessuna ha concesso magie senza un impegno, la Fata turchina a Pinocchio gli chiede di studiare e di diventare un bambino obbediente, di prendersi cura del padre povero. La Fatina è lavoro, costante, continuo, inesorabile fino alla fine della nostra vita. Lavoro verso il nostro fisico per mantenerlo sano e in equilibrio, e lavoro verso il prossimo per mantenere vivo questo pianeta che ci accoglie e che è composto di tante parti diverse, compresi i nostri simili. Se aiutiamo gli altri, gli altri potranno farlo con noi nei momenti di difficoltà. Ognuno con le proprie competenze separate. Non possiamo essere tutto, la nostra mente è limitata e serve scegliere una mansione, apprenderla al meglio, perfezionarla nel continuo lavoro e infine metterla a disposizione degli altri. 

La Fatina non teme di assumere un ruolo umile, perché per l’equilibrio della madre terra, non ci sono ruoli migliori e ruoli peggiori, non c’è la scala sociale delle classi che abbiamo visto con il segno del Leone/Sovrano. Qui ogni ruolo è “sacro”. Commessa, infermiera, inserviente, addetto alle pulizie … tutto è indispensabile e nulla è da considerare non dignitoso. La Fatina è invisibile, appare solo quando la si invoca, ma è sempre lì presente nel quotidiano. Guai se così non fosse. È la parte di noi che si lava tutti i giorni, che produce qualcosa e lo distribuisce, che cura il proprio luogo. Non tratta argomenti eccelsi e quando ci si incontra non si parla di cose che diamo per scontate, tipo pulizie e lavori monotoni, ma sappiamo tutti che ci sono e devono esserci. 

La Fatina/Vergine è sacra infatti, la religione cristiana ha chiamato la madre di Dio: Maria Vergine, è adorata e venerata in quanto espressione di dedizione incondizionata all’aiuto al prossimo. 

La Vergine è l’infinitamente piccolo, quel elemento oltre il quale non ci può essere divisione. È un concetto mentale, è il punto che non ha misura e grandezza, ne servono due affinché si possa dare una misura, ma ci arriveremo con il prossimo archetipo: la Bilancia. Il concetto di purezza è insito nelle menti verginee, hanno una straordinaria capacità di individuare il difetto. Una mente attenta al dettaglio, a quel qualcosa che disturba l’ordine delle cose. È il dettaglio che fa la differenza tra un lavoro approssimativo e uno eccellente. Quel dettaglio va applicato a ogni forma di lavoro. Anche l’atleta deve essere in grado di perfezionarsi fino ad arrivare a cambiamenti minimi. 
La Vergine è il concetto stesso di lavoro. È abilità manuale che parte da una mente vigile e attenta. 

L’archetipo della Vergine parte dall’infinitamente piccolo per dare ordine all’infinitamente grande. La Dea Cura pone fine al Caos e da origine al Cosmo che vuol dire armonia e bellezza. 

Il numero collegato è il 6, la conclusione della creazione avviene in 6 giorni, il sesto giorno Dio crea l’uomo a sua immagine e somiglianza. Perché 6? Perché in natura le forme esagonali sono le più performanti strutture esistenti. Pensiamo alla laboriose api, agli alveari, a come sono efficienti a livello di occupazione perfetta dello spazio, che permette il massimo della raccolta del miele evitando sprechi. Inoltre, questa forma a sei lati è stabile, distribuendo uniformemente il peso e resistendo alla pressione del peso del miele. L’uniformità degli esagoni facilita anche una connessione senza soluzione di continuità tra celle adiacenti, formando una struttura robusta che resiste alla deformazione. Pensiamo anche alle forme dei fiocchi di neve, esagonali, per gli equilibri energetici che si creano quando l’acqua si ghiaccia. Alle forme esagonali del basalto che possiamo ammirare in Islanda. 
Nell’arte medievale le forme esagonali erano usate per le rappresentazioni di azioni di mestieri e lavoro quotidiano.
Il 6 è la rappresentazione concettuale di operatività massima e efficiente. 

Gli archetipi base:
Urano: in questa domificazione è detto in esaltazione. Urano è ingegno umano, idee, operatività, organizzazione. Qui da il massimo del suo significato, ordina e organizza l’indefinito rendendolo definito, utile e utilizzabile dall’uomo e per l’umanità intera. Urano è collegabile anche ad altri miti che lo seguono nella discendenza: Prometeo: colui che viene prima, e che donerà il fuoco agli uomini rendendoli autonomi dal potere divino. Poi segue anche Vulcano/Efesto, l’artigiano che costruisce arnesi con una abilità eccelsa da poter vincere il potere magico degli altri Dei. 
Cerere: La Dea dell’agricoltura, dell’assoggettamento della natura all’uomo. Anche se nell’Olimpo è seguente alla Dea Cura, ne porta in sè i concetti base. 
Come detto è l'archetipo della grande madre, la madre "vergine" come Maria madre di Gesù figlio di Dio. Del rapporto di dipendenza tra due simboli sacri: madre e figlio. In questo segno troviamo il grande triangolo sacro: Dio padre, il figlio Gesù e Maria Madre Vergine. Cerere è la Dea del lavoro quotidiano, del prendersi cura delle cose e delle persone. Della conoscenza erboristica che permette di sanare i malati. 
Mercurio: l’intelligenza veloce, immediata e sagace che permette di trovare soluzioni. La mente umana ci permette di comunicare e di apprendere dagli altri, di operare degli scambi e di poter così capire come costruire le cose. Mercurio è pensiero, fresco giovanile, curioso di conoscere e di rinnovare le proprie conoscenze. 

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