Ercole e la cattura delle cavalle di Diomede

Ercole e la cattura delle cavalle di Diomede

La fatica di Ercole collegata all'Ariete è la cattura delle cavalle di Diomede.

Ercole per espiare la colpa di aver ucciso la sua famiglia, perché pedina degli Dei, in questo caso di Zeus e Era; dovrà superare 12 fatiche in 12 anni. 12 come i 12 segni zodiacali. Quindi ad ogni fatica è collegato un segno e noi ovviamente inizieremo dal primo, l'Ariete.

Questa prova consiste nel catturare e rendere innocue le giumente di Diomede, figlio del Dio Marte.
Tali cavalle erano terribili e indomabili e si cibavano di carne umana invece che di erba. Esse mangiavano la carne dei soldati caduti in battaglia, e quando non era in guerra Diomede faceva ogni giorno una grande festa nel suo palazzo per poi uccidere i suoi ospiti, dandoli in pasto ai feroci animali.

Ercole deve catturare tali bestie inferocite e si porta con sè il suo fedele amico Abderis, figlio di Mercurio. Insieme riescono nell'impresa ma lui adesso doveva affrontare l'ira di Diomede, così lascia a Abderis il compito di portare le giumenta feroci in cattività, dopo averle nutrite con il corpo dei suoi nemici e rese quindi più mansuete. Lui parte ad affrontare Diomede e ne esce vittorioso, ma al suo ritorno trova Abderis morto, ucciso dalle cavalle. Per vendicare l'amico dà in pasto alle cavalle lo stesso Diomede. Ma in ogni caso aveva perso il suo glorioso amico. 

Cosa ci spiega questo racconto. Anche in questo caso l'impeto istintivo ha il sopravvento sulla ragione. Infatti muore Abderis figlio di Mercurio, l'archetipo dell'intelletto, della ragione. 
L'Ariete parte in modo istintivo ad affrontare i nemici più pericolosi, non riflettendo sui rischi e non mettendo in atto strategie. Certo lui ne esce vittorioso e vendica la sua parte sacrificata (la ragione), ma perde un suo uomo, una parte valida di sé. C'è anche qui il sacrificio come nella conquista del Vello d'Oro. Inoltre l'Ariete ha un concetto molto alto del valore umano, della sua forza e capacità di superare ogni condizione avversa. Lui ha Plutone, Marte e il Sole tra i suoi archetipi. Chi potrebbe mai sconfiggere tali Dei? L'uomo per l'Ariete è sempre vincente finché è vivo, non pensa alla morte, la morte è assenza di vita e lui rappresenta la vita, il segno della morte è lo Scorpione non lui. Ha quindi estrema fiducia nel suo amico mortale, come ogni coach ha sempre estrema fiducia nel proprio atleta, ogni Generale ha estrema fiducia nei propri soldati ecc. 
Abderis, il valoroso giovane verrà sacrificato. Ercole porterà in sé anche questo dolore/cicatrice. 
Questa fatica è il percorso del discepolo che deve comprendere che non deve seguire cieco gli ordini del suo superiore, anche se valoroso e invincibile, deve far funzionare il proprio intelletto. Certo il sacrificio ti trasforma in simbolo eroico ma ti porta nel regno di Plutone da cui non c'è ritorno se non si è divini.
Gli Arieti se sentono che c'è una battaglia da fare, una principessa da salvare, o uno stato da liberare, corrono, non pensano alle loro vite, non esiste il concetto morte in loro. La loro mission è esporsi per primi per salvare gli altri. Ma ascoltare anche la parte dubbiosa del loro opposto zodiacale la Bilancia, può essere molto utile per salvare se stessi da tanti trofei costati tante cicatrici.